lunedì 26 novembre 2007

Elezioni giordane, il resoconto.


Cinque giorni fa vi avevo parlato di elezioni in Giordania. Si sono fatte, sono usciti i risultati, è stato formato un nuovo governo e tra pochi giorni andrà in parlamento a ottenere la fiducia scontata.
Come sono andate le elezioni? Non so rispondere ad essere sincero. Come al solito l’elemento tribale è stato fondamentale, gran parte degli eletti ha alle spalle la tipica grande tribù giordana. Le tribù più grandi hanno piazzato anche 3-4 deputati! Le donne come avevo preannunciato sono rimaste poche, sei per l’esattezza, di cui una eletta senza ricorrere alle “quote rosa”.

Gli elementi nuovi sono tre. Il primo è la sonora sconfitta degli islamici, che hanno dimezzato la loro presenza in parlamento. Loro accusano il governo di “mattanza elettorale” per farli fuori, ma a parte episodi, alcuni anche gravi, rilevati sia dal governo che da osservatori neutrali, pare che nel complesso, almeno così dicono le associazioni non governative (arabe e internazionali), le elezioni siano state regolari. Certo suona a dir poco allarmante il caso rilevato da Aljazeera, ma di cui hanno parlato anche i giornali locali, di alcuni minorenni che sono riusciti a votare nelle zone beduine. Dicono che indagheranno, ma che comunque si tratta di episodi “marginali”, si vedrà…
Il secondo riguarda la caduta di molti “pezzi grossi” della politica giordana, gente che stava in parlamento da decenni. Il terzo elemento di novità sono gli uomini d’affari, i nuovi ricchi giordani, frutto della forte crescita “squilibrata” degli ultimi anni, che ha creato molti ricchi, ma anche molti più poveri. Questi uomini d’affari, piuttosto giovani, sono arrivati in parlamento con slogan e interessi esclusivamente economici, crescita forte, combattere l’inflazione, abbassare la disoccupazione i loro cavalli di battaglia. Sorge spontaneo un dubbio, se fai il businessman e arrivi in parlamento pensi prima ai tuoi interessi o a quelli di chi ti ha eletto? Lascio a voi la risposta!

Il nuovo premier incaricato è Nader Al Dahabi, ingegnere e manager, fratello del capo dei servizi segreti e fino a pochi giorni fa presidente della ASEZA, ovvero Aqaba Special Economic Zone Authority. La città di Aqaba nel 2000 venne trasformata in porto franco, pochissime tasse e tante agevolazioni, scopo dichiarato quelle di attirare investimenti. Ci sono riusciti? Diciamo a metà, si parlava di grandissimi investimenti, ce ne sono stati, ma solo in alcuni settori, turismo su tutti. Nessuna industria importante, nessuna azienda di alto livello tecnologico. Alla Giordania servono certamente gli alberghi e i grandi villaggi turistici, ma ci vuole altro per creare “sviluppo sostenibile” come nelle intenzioni. Al Dahabi è stato un buon manager, prima di Aqaba era il direttore generale della Royal Jordanian, le linee aeree giordane, che hanno avuto una discreta crescita negli ultimi anni. La scelta è ricaduta su di lui perché nelle intenzioni del sovrano, come da diversi anni ormai, l’economia deve avere la priorità su tutto. Il problema è che si rischia di continuare sulla strada degli ultimi anni, che ha prodotto molti ricchi e poveri ma linciato la classe media. Speriamo non sia così!

Powered by FeedBurner

Add to Technorati Favorites