giovedì 24 luglio 2008

Il visto per la Casa Bianca? Al consolato israeliano...


In questi giorni stiamo assistendo ad una cosa molto triste, l’ennesimaa dimostrazione di quanto la democrazia americana sia in realtà una dittatura indiretta di lobby e corporazioni. Barack Obama, il giovane senatore e candidato democratico alla casa bianca, sta facendo il “compitino” assolutamente necessario per avere qualche speranza di diventare presidente degli USA, sta cercando di dimostrare in tutti i modi la sua amicizia, passione, amore per lo stato ebraico. L’AIPAC (American Israel Public Affairs Committee) , la lobby ebraica in America, è da sempre decisiva nell’esito delle elezioni americane, è semplicemente inimmaginabile diventare presidente degli USA senza aver prima fatto tutto quello che c’è da fare per farsi amici quelli dell’AIPAC.

Qualche settimana fa per allontanare i sospetti sulle sue origini “islamiche” Obama è arrivato a dire che Gerusalemme è la capitale eterna di Israele, suscitando lo sdegno del pacato Abu Mazen e di tutti coloro che credono e sperano nella pace, che in base a tutte le risoluzioni internazionali prevede Gerusalemme Est come capitale del futuro stato palestinese. In questi giorni durante la sua visita in Israele ha fatto di tutto per dimostrare la sua fedeltà verso Israele, dichiarazioni alla Bush, kippah in testa, visita al muro del pianto con tanto di preghiera!

Purtroppo come sempre ad avere ragione sono i più semplici, i meno colti, l’uomo di strada arabo ha da sempre rinunciato a sperare in una presidenza americana più giusta e vicina ai palestinesi, scrittori e intellettuali hanno sempre continuato a sperare ad ogni nuove elezioni. Forse questa è la volta giusta per capire che anche con "change", con la faccia nuova, con il primo presidente di colore, l’America resterà sempre legata ad un sistema che vede le lobby più forti (AIPAC in testa) decisive nella politica estera americana.

A proposito di lobby e politica estera consiglio a tutti la lettura del libro, ferocemente attaccato dall’AIPAC e oscurato a livello mondiale, di Stephen Walt e John Mearsheimer, dal titolo “La Israel lobby e la politica estera americana” , Editore Mondatori.

giovedì 17 luglio 2008

Spari in Medioriente? E' sempre un attentato!


Quando si dice "pregiudizio". Ieri sera alle 23 locali (22 ora italiana) un uomo, anzi un ragazzo di 18 anni, assiste ad un concerto libanese nel centro di Amman. Finito il concerto segue 4 musicisti libanesi e mentre questi stanno per salire sul pullman che li deve riportare in albergo apre il fuoco dalla sua 9mm ferendo i 4 libanesi, l'autista giordano del pullman e una donna palestinese che passava lì in quel momento. Un atto criminale? Un gesto di un folle? Un attentato? Non si sa ancora niente, indagini in corso... Ma non per il Corriere, da loro è tutto chiaro, arabi= attentati. Ed ecco che sul sito del Corriere oggi si legge di "kamikaze" e "attentato" ad Amman! Fossi nei panni dell'ambasciatore giordano in Italia denuncerei il Corriere per diffusione di notizie false, atte a danneggiare l'industria del turismo giordano alla vigilia del periodo estivo di grandi arrivi dall'Europa.

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