mercoledì 18 novembre 2009

Muri che vanno e altri che vengono


Non ci avevo mai fatto caso, ma pensando al 9-11 e alla caduta del muro di Berlino mi è automaticamente venuto in mente l’ 11-9 che invece un muro l’ha eretto. Chissà se la scelta della data nella testa di Bin Laden e dei suoi uomini non avesse nulla a che fare con la caduta del muro, consapevole sicuramente di come tali attacchi sanguinosi avrebbero segnato la nascita di un nuovo muro, quello tra Occidente e Islam. Non che prima le cose fossero perfette, ma per un musulmano in Occidente la vita era sicuramente molto più facile. Poi da un giorno all’altro siamo finiti tutti sul banco degli imputati, ogni nostro singolo gesto o tradizione è un motivo in più per darci addosso. Metti il velo e non va bene, hai la barba e non va bene, non mangi il maiale e non va bene, rispetti il Ramadan e non va bene, preghi il Venerdì e non va bene. Improvvisamente è stato quasi chiesto ai musulmani di ripudiare la propria fede per dimostrare la loro innocenza, come se non fosse stato Bin Laden stesso ad ammettere in uno dei suoi tanti video le motivazioni palesemente politiche degli attacchi al WTC dicendo che alla vista delle torri di Beirut bruciare nel 1982 dopo l’invasione israeliana decise di punire l’America che appoggiava Israele colpendo le sue torri. Ma queste frasi stranamente passarono inosservate e invece quel vecchio volpone di Vespa nei suoi tantissimi speciali sull’ 11-9 ci lesse i testamenti dei dirottatori e ci parlò dell’attacco dell’Islam all’Occidente! La Fallaci in preda all’Alzheimer sfornò dei libri degni del Mein Kampf!

Gli unici che nei giorni dopo l’11-9 non riuscivano a capacitarsi di cosa avesse spinto Bin Laden a fare quello che aveva fatto erano proprio i musulmani consapevoli che una tragedia simile non poteva essere giustificata in alcun modo dall’Islam, se escludiamo il conflitto israelo-palestinese, dove anche l’attacco suicida contro i civili viene tutto sommato accettato dalle masse (ma non altrettanto dai dotti dell’Islam) perché considerato “l’unico mezzo dei palestinesi per rispondere ai bombardamenti di caccia e carri armati”. Nessuno si sarebbe mai aspettato una cosa del genere contro gli USA e nessuno capiva il senso di una simile tragedia. Certo l’America da decenni gode di poca simpatia tra le masse arabe, per il suo continuo appoggio a Israele e non solo, ma il rancore è sempre stato verso l’establishment e la classe politica americana, troppo filo-israeliana a detta di tutti, ma mai contro i cittadini statunitensi, che hanno sempre viaggiato e trovato braccia aperte ad accoglierli in tutto il mondo arabo. I sostenitori della tesi dell’auto-attentato o comunque di un accordo CIA – Alqaeda partono proprio dai risultati dell’attentato. Cosa si poteva aspettare Bin Laden da una tragedia simile se non guerre e distruzione per i musulmani? Uno che ragiona da “principe dei fedeli” non dovrebbe pensare soprattutto a loro come fecero da sempre i vari califfi nell’arco dei secoli? Da lì la conclusione ridicola del “non è stato lui”.

In verità lo scopo di Bin Laden può essere analizzato da un altro punto di vista, quello del muro appunto. L’11-9 ha eretto un muro, indubbiamente causato dagli attentati, ma che è stato costruito in buona parte in Occidente. Osama cercava quello, una reazione “emotiva” dell’Occidente, che con un paio di guerre in Medio Oriente e un forte inasprimento del sentimento anti-islamico all’interno avrebbe portato i musulmani verso l’integralismo reattivo. Ci è riuscito? Dispiace dirlo, ma credo proprio di si. I musulmani dopo l’11-9 hanno dovuto subire (oltre alle due guerre) una campagna di odio e diffidenza messa su dal sistema mediatico occidentale che ricorda il clima anti-ebraico nei primi anni del nazismo in Europa. Perfino la causa palestinese, da sempre vista con una certa neutralità dall’opinione pubblica europea, è stata demolita da un disegno mediatico che non ha risparmiato nulla ai musulmani, portando l’esasperazione dei palestinesi a livelli record con i continui soprusi (vedi colonialismo) di Israele ignorati da Europa e Usa e il risultato è stato la morte delle speranze di pace e l’elezione di Hamas.

L’Occidente è caduto nel tranello, ha reagito all’odio con più odio, creando morte e distruzione in casa dei musulmani e discriminazione e odio verso i musulmani in Occidente. Dall’altra parte gli integralisti non hanno perso l’occasione per attirare le masse dicendo “ecco lo vedete, vi odiano a priori per quello che siete”. Risultato? Una reazione orgogliosa delle masse e una crescita esponenziale del pensiero integralista e il muro ogni giorno pare più alto…Cadrà mai questo muro?

giovedì 5 novembre 2009

Il crocifisso degli ipocriti



L’altro ieri la corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo ha stabilito, accogliendo il ricorso di una cittadina italiana di origine finlandese, che la presenza dei crocifissi nelle aule scolastiche è "una violazione della libertà dei genitori ad educare i figli secondo le loro convinzioni e della libertà di religione degli alunni". Una notizia che, in un paese laico normale, avrebbe creato al massimo qualche discussione di natura giuridica, con uno scambio di opinioni in tutta calma. Ma l’Italia si sa, non è un paese normale e soprattutto è un paese laico dove il peso della Chiesa è a dir poco abnorme. Si è scatenato un putiferio, che ha tirato in ballo tutti, pure i musulmani che non c’entravano proprio nulla!

Il sito del Corriere, quotidiano a mio parere sempre più emblema del decadimento del giornalismo italiano, si è trasformato in un megafono del più becero razzismo che cova nelle menti e nei cuori di alcuni italiani. In poche ore dalla sentenza la notizia aveva ricevuto quasi 1300 commenti (una cosa mai vista sul sito). Questi commenti mi hanno lasciato a dir poco perplesso, perché facevo fatica a trovare dei commenti sereni e pacati che discutevano della notizia, la sentenza. La stragrande maggioranza di quei commenti era di natura razzista, si invitava la signora (cittadina italiana!) a tornare in Finlandia, si insultavano i finlandesi, si parlava di Eurabia, si tirava in ballo la Fallaci, si accusavano i musulmani e i turchi, ci si domandava cosa sarebbe successo se in Iran avessero chiesto di rimuovere i simboli religiosi! Ero perplesso non solo per il razzismo e le assurde accuse ai musulmani, ma anche perché leggendo quei commenti mi chiedevo onestamente se gli italiani potevano essere così stupidi! Il popolo di Galileo e Leonardo che in modo irrazionale e del tutto illogico invece di discutere di una sentenza e delle sue motivazioni stava accusando gli arabi, i finlandesi e le renne di invasione e islamizzazione!

A pensarci bene però non riesco neanche a capire il senso di questa “ribellione”, cioè anche lasciando stare la sentenza e tutto il discorso giuridico e dello stato laico in cui mi pare normale l’assenza di simboli religiosi dagli edifici pubblici. Voglio andare al cuore del problema, se tutti questi italiani si sono sentiti tanto offesi da questa sentenza uno dovrebbe pensare che il popolo italiano è profondamente cristiano! Però in Italia io ci vivo, gli italiani li vedo, li conosco e tra loro e gli insegnamenti di Gesù c’è di mezzo non il mare, ma il pacifico! Evadere le tasse è da cristiani? No. Tradire il marito/moglie è da cristiani? No. Odiare l’immigrato è da cristiani? No. L’Italia è il paese dei calendari dedicati alle forme femminili, dei milioni di uomini che vanno a puttane mentre i loro figli dormono con la moglie a casa. Sono sicuri gli italiani che tutto questo a Gesù piace?
E poi toglietemi una curiosità, quanti di voi hanno un crocifisso in casa e in ufficio per pretendere di averlo anche nelle scuole dei figli e nei tribunali?

giovedì 24 settembre 2009

L’Arabia che guarda al futuro


Dopo tanto tempo torno a scrivere, non per parlare di politica, ma di cose molto più serie.

Se siete degli scienziati lo sapevate già, ma se siete dei comuni cittadini probabilmente non avete neanche sentito parlare della Kaust (King Abdullah University of Science and Technology). Questo ateneo è nato ufficialmente ieri, con l’inaugurazione alla quale hanno partecipato diversi presidenti, leader politici, premi Nobel e personaggi della scienza e della cultura di fama mondiale.

La Kaust nasce dalle idee illuminate del sovrano saudita, che ha da sempre ribadito l’importanza dell’istruzione e della ricerca scientifica per fare il necessario salto di qualità in Medio Oriente. In soli tre anni (e circa tre miliardi di dollari spesi per ora) l’università è diventata realtà e da oggi accoglie centinaia di studenti che nel giro di qualche anno diventeranno più di diecimila. L’università, come dice il nome stesso, si dedica esclusivamente alle discipline scientifiche con particolare attenzione alla ricerca scientifica in diversi settori, tra i quali spiccano le energie rinnovabili, le nanotecnologie, le biotecnologie. C’è tutto per diventare una delle migliori università del mondo nell’arco di pochi anni, le strutture sono notevoli, un campus in cui non manca nulla, laboratori tra i migliori del mondo che includono Shaheen, il supercomputer più veloce del Medio Oriente e tra i più veloci a livello mondiale, c’è una delle più grandi e avanzate “clean room” del mondo per le ricerche nel campo delle nanotecnologie, c’è anche Cornea, una stanza dove i dati dal computer si trasformeranno in una realtà virtuale in 3D (proiettando delle immagini sulle 6 facce interne del cubo) nella quale ricercatori e studenti si potranno “immergere”, non ce ne sono molte al mondo e questa è quella con la risoluzione più alta in assoluto, 100 milioni di pixel . Ci sono le partnership giuste, con università del calibro di Cambridge e Stanford. I docenti sono tra i migliori del mondo e provengono da decine di paesi, stesso discorso per gli studenti, solo il 15% degli ammessi infatti è di nazionalità saudita.

Mi sembrava doveroso segnalare la nascita di quella che per i suoi creatori dovrà diventare la migliore università del Medio Oriente ed entrare a far parte dell’olimpo mondiale degli atenei dove si fa ricerca scientifica ad altissimo livello. Una volta tanto i petrodollari vengono investiti in qualcosa di utile che può realmente cambiare i destini di una nazione. Non ci resta che incrociare le dita e sperare di raccogliere i primi frutti tra qualche anno!

mercoledì 21 gennaio 2009

Israele: I rabbini benedicono la guerra


Tutti in Italia sanno ormai che nell’Islam esiste una cosa minacciosa che alcuni Imam emettono chiamata “fatwa”, certo il significato è molto più ampio di quello negativo che Allam ha voluto far passare sui media italiani ma quello che mi interessa è che ormai la cosa è stata inculcata bene all’italiano (occidentale) medio. Quello che però nessuno vi racconterà mai è che in Israele i rabbini non sono certo dei santi e puntualmente con ogni guerra di Israele benedicono le armi e considerano l’uccisione di donne e bambini “nemici” come una cosa non solo accettabile ma direi perfino raccomandabile.

Nelle settimane di guerra a Gaza, mentre il mondo si impegnava a far finta di nulla, in Israele decine di opinioni religiose si susseguivano con benedizioni all’operato dell’esercito israeliano e delle uccisioni a Gaza, considerando la morte di donne e bambini accettabile se vista come “punizione collettiva del nemico”, un altro rabbino è andato oltre dicendo che non ci sarebbe alcun problema dal punto di vista religioso se oltre un milione di palestinesi venissero uccisi nella striscia di Gaza.
Mordechai Eliahu, ex rabbino capo d’Israele e tuttora uno dei principali capi religiosi in Galilea, ha mandato un messaggio a Olmert e a tutti i leader politici israeliani sotto forma di articolo su “Piccolo Mondo”, una guida settimanale che viene diffusa nelle sinagoghe il Venerdì, in cui racconta dalla Bibbia il massacro di Shechem (nella Genesi) e lo usa come prova giuridica per giustificare la “punizione collettiva” come uno dei mezzi consentiti in guerra dalla religione ebraica. Secondo il quotidiano saudita “Al Watan” Eliahu ha aggiunto che tale criterio è attualmente valido per la striscia di Gaza in quanto tutti i suoi abitanti sono colpevoli del lancio dei missili Qassam non avendo fatto nulla per fermarli e ha considerato la morte dei civili palestinesi accettabile dal punto di vista religioso. La cosa curiosa però è che Eliahu si era detto contrario all’invasione di terra perché “mette in pericolo i soldati israeliani” e aveva consigliato un bombardamento a tappeto della striscia!

Diversi giornali israeliani, tra cui Haaretz, hanno pubblicato le varie opinioni religiose sulla guerra. Il rabbino Yisrael Rosin, direttore dell’istituto Tsomet, ha affermato che “secondo la Torah possiamo uccidere i loro uomini, donne, bambini, infanti, vecchi e anche sterminare i loro animali”.
Il rabbino capo di Safad, Shlomo Eliahu, ha invece specificato che “se ne uccidiamo 100 e non si fermano dobbiamo ucciderne 1000, se ne uccidiamo 1000 e non si fermano ne dobbiamo uccidere 10.000, e dobbiamo continuare così anche se dovessimo ucciderne un milione”.

Le statistiche dicono che il 90% degli ebrei religiosi afferma che bisogna seguire le opinioni dei rabbini e non quelle della politica o dei governi. Mentre il 95% dei soldati religiosi ha affermato che non può eseguire degli ordini contrari ai dettami dei rabbini.

Era per voi un estratto del pensiero comune nella cosiddetta “unica democrazia del Medioriente”…

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