lunedì 15 ottobre 2007

Se i moderati sono come Tantawi!


Il termine “musulmano moderato” è stato coniato in occidente, successivamente tradotto in arabo. Moderazione e “wasatiyya” (via di mezzo) sono caratteristiche insite nella dottrina islamica, per questo non c’era bisogno di sottolinearle con un termine apposito. La politica può tutto e ha riproposto in materia religiosa qualcosa che non lo è. Determinate ideologie islamiche “estreme” sono politiche con “risorse” religiose, non il contrario. Sono progetti politici che usano la religione, la plasmano e ne assumono il controllo finendo per confondere Islam con Islamismo politico. Certo come dice Miguel nel suo ottimo pezzo sull’Islam non è assolutamente facile distinguere la religione dalla politica, dando per scontato che quasi tutte le religioni “impartiscono” un sistema valoriale e di pensiero dal quale scaturiscono poi le nostre azioni politiche e che oltre alle religioni “ufficiali” ce ne sono decine non recepite come tali, vedi il consumismo per esempio. Inoltre l’Islam ha un senso comunitario molto spiccato, la vera fede si realizza in un progetto di vita comunitario che rispecchi nel migliore dei modi i valori dell’Islam, da ciò forse il suo più complicato rapporto con la politica.

Attualmente a riguardo il dibattito politico/culturale interno al mondo islamico è piuttosto vivo. Ci siamo smarriti sulla via della globalizzazione e non ci siamo ancora ripresi. Quando in genere una persona è in coma si ritiene fondamentale il risveglio, da lì capisci tutto, se si riprenderà o no, se ha subito lesioni irreversibili,ecc. Noi siamo in quella fase, ci dobbiamo svegliare dal coma. Il problema è come dobbiamo essere una volta svegli! Ecco quindi che spuntano, sempre più forti, gli echi di un passato glorioso, in cui la ummah era forte, stabile, prospera e dinamica. Tra le varie “sfumature” islamiche la corrente salafita (i sauditi) è predominante, per tanti motivi, non per ultimi quelli economici. I salafiti sono schietti, diretti, chiari e onesti. Sanno cosa vogliono e fanno propaganda per il loro modello “teocratico” di stato. La domanda sorge spontanea, le alternative? Ecco, qui casca l’asino! Tutto quello che ora governa è da buttare, quindi automaticamente i nazionalismi, socialismi, monarchie perdono colpi e rimane solo l’alternativa “Islam moderato” come risposta al “radicalismo” dei salafiti. Ad essere sincero vedo poco altro. Non è un discorso di convinzione, quanto di un meccanismo di rigetto verso tutto ciò che viene proposto dall’alto. I sistemi “liberali” di molti paesi cosiddetti “moderati” sono sinonimo di corruzione. Sono troppo “remissivi” su questioni cruciali per le masse arabe (vedi Palestina) e in realtà pur professandosi democratici sono esattamente l’opposto con repressione (magari più soft di altri) dei dissidenti. I “socialisti arabi” come Assad si reggono in piedi grazie a un sistema poliziesco che ti controlla anche quando vai in bagno. Da qui la scelta “islamica” delle masse. Ci sarebbe il comunismo che ha qualche adepto ma non certo i numeri per governare.

Il problema è l’intreccio, piuttosto pesante, che c’è tra noti esponenti di questo “Islam moderato” e i palazzi. Un esempio lampante è Tantawi, noto mufti di Al Azhar, che più volte è stato accusato di essere portatore di un “Islam alla Mubarak”. Uscite come l’ultima di pochi giorni fa, che ha sollevato un mare di polemiche, non aiutano certo a smentire tale fama. Il mufti ha affermato che i giornalisti che scrivono menzogne meriterebbero la fustigazione! Considerando che nelle ultime settimane tra la stampa e il palazzo ci sono forti tensioni dopo la repressione contro alcuni giornalisti accusati di “riportare notizie false” su Mubarak, le parole di Tantawi sanno proprio di “fatwa presidenziale”. Ecco perché i salafiti fanno presa e gli altri (per ora) no…

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