sabato 20 ottobre 2007

Arabi a Kirkuk, storia di una doppia immigrazione


Ultimamente si parla molto di divisione dell’Iraq, autonomie, Kurdistan. Le autorità irachene hanno istituito già da tempo un fondo per “rimborsare” agli iracheni del sud (arabi) vissuti a Kirkuk per decenni il loro ritorno nelle zone di origine. Questi devono andarsene per ripristinare l’equilibrio etnico della città! Vi riporto quello che ci racconta a proposito il quotidiano Asharq al Awsat.

Abu Mohammad ha oggi 60 anni, si era trasferito a Kirkuk 28 anni fa, quando Saddam offriva degli incentivi a chi si trasferiva a Nord, ma le cose non sono più come una volta. Il mix di etnie che ha reso ricca Kirkuk, curdi, arabi, turcmeni , assiri,è oggi la scintilla di tutte le violenze. Il sig.Abu Mohammad, arabo, ha deciso di accettare il “rimborso” (sedicimila dollari circa) per tornarsene con la sua famiglia di dieci persone a Samawa nel sud. “Ho pensato fosse meglio andarsene, tanto alla fine volenti o nolenti tutti gli arabi se ne dovranno andare”. Questo piano di “normalizzazione” ha come obiettivo quello di ripristinare la distribuzione etnica nella città prima degli anni settanta e ottanta, quando Saddam avviò una specie di “arabizzazione” del nord. Il piano è uno degli elementi più importanti del referendum che dovrà tenersi a fine anno sul da farsi a Kirkuk, che i curdi vorrebbero facente parte della loro zona autonoma.

Alcuni temono che gli arabi e i turcmeni, che non vogliono lasciare la città, possano dare inizio a forti scontri nel caso di un referendum vincolante sul loro destino. Le cifre sulla presenza araba a Kirkuk non sono molto precise, alcuni parlano di 70 mila nuclei famigliari, altri addirittura di 135 mila, comunque pare che almeno un terzo degli abitanti si possa ritenere “arabo”.
Jbouri, membro del comitato per il “rimborso” degli arabi, afferma che molte famiglie arabe, mille all’incirca, si sono registrate per lasciare la città e che molti l’avevano già fatto per le violenze e ora hanno registrato i propri nomi per avere diritto al rimborso.

Umm Zainab, 50 anni e madre di sette figli, dice di non sopportare più le restrizioni contro gli arabi e ha proseguito “non mi è più possibile lavorare a Kirkuk, per questo voglio tornare ad Amara”, una piccola città sciita del sud. Aggiunge “sono stata qui per oltre 25 anni ma per quanto si possa rimanere ci sentiremo sempre degli stranieri”.

Un'altra triste storia di immigrazione “extracomunitaria”…

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