Ricordo benissimo le affermazioni di molti amici arabi prima della guerra in Iraq “vedrai che alla fine è tutto un piano per dividere gli stati potenzialmente ricchi in piccoli stati insignificanti per controllarli”. Già dopo il 2001 circolavano in rete “idee” di generali americani per dividere l’Arabia Saudita in più stati. Proprio così. Io a differenza di molti arabi non sono uno che crede più di tanto nel complotto. Possono esistere complotti qui e lì, ma che siano la regola non ci credo, forse perché mi voglio illudere che dopo tutto il mondo è ancora un posto bello.
Certo dopo aver letto del congresso americano che approva “in modo non vincolante” una proposta per dividere l’Iraq in tre stati (curdo,sunnita,sciita) le mie certezze traballano non poco. Era tutto pianificato? Spaccare l’Iraq con scelte discutibili come quella di sciogliere l’esercito per mettere sciiti e sunniti gli uni contro gli altri e poi dire “l’unica ora è dividere l’Iraq”?
Teoricamente gli americani vantano i migliori analisti, esperti, tattici, militari. Nella pratica non hanno fatto una sola scelta azzeccata in Iraq. Una serie di errori uno più grosso dell’altro fino a distruggere quel poco che c’era in Iraq e scatenare una guerra fratricida. Ieri in tv c’era Al Hashimi, il vice presidente iracheno, che visitava (con tante telecamere al seguito) un centro per minorenni, tutti torturati dopo la caduta di Saddam, nel “nuovo Iraq democratico”. Non uno o due casi, centinaia. Tredicenni picchiati a sangue, bastonati, stuprati dalla polizia irachena. Motivo? Erano dei “sospetti” perché avevano tutti cognomi sunniti! La spaccatura c’era anche prima, non lo nego, ma gli americani hanno fatto di tutto per allontanare le parti, hanno punito collettivamente città sunnite come Fallujah, hanno riempito le carceri di sunniti solo perché avevano legami col partito Baath, quando è ben noto che sotto Saddam erano tutti nel Baath! Hanno consegnato la polizia agli sciiti, escludendo di fatto i sunniti dall’ordine pubblico. Poi arriva un giorno e ti dicono “oh quanto ci dispiace, noi abbiamo fatto di tutto ma l’unica ora è dividere l’Iraq”. No cari miei, non si può fare. L’Iraq è la culla delle civiltà antiche, è la storia antica e recente del mondo arabo, è le mille e una notte. Ve lo devo proprio dire, yankee go home…all’Iraq ci penseranno gli iracheni.
Certo dopo aver letto del congresso americano che approva “in modo non vincolante” una proposta per dividere l’Iraq in tre stati (curdo,sunnita,sciita) le mie certezze traballano non poco. Era tutto pianificato? Spaccare l’Iraq con scelte discutibili come quella di sciogliere l’esercito per mettere sciiti e sunniti gli uni contro gli altri e poi dire “l’unica ora è dividere l’Iraq”?
Teoricamente gli americani vantano i migliori analisti, esperti, tattici, militari. Nella pratica non hanno fatto una sola scelta azzeccata in Iraq. Una serie di errori uno più grosso dell’altro fino a distruggere quel poco che c’era in Iraq e scatenare una guerra fratricida. Ieri in tv c’era Al Hashimi, il vice presidente iracheno, che visitava (con tante telecamere al seguito) un centro per minorenni, tutti torturati dopo la caduta di Saddam, nel “nuovo Iraq democratico”. Non uno o due casi, centinaia. Tredicenni picchiati a sangue, bastonati, stuprati dalla polizia irachena. Motivo? Erano dei “sospetti” perché avevano tutti cognomi sunniti! La spaccatura c’era anche prima, non lo nego, ma gli americani hanno fatto di tutto per allontanare le parti, hanno punito collettivamente città sunnite come Fallujah, hanno riempito le carceri di sunniti solo perché avevano legami col partito Baath, quando è ben noto che sotto Saddam erano tutti nel Baath! Hanno consegnato la polizia agli sciiti, escludendo di fatto i sunniti dall’ordine pubblico. Poi arriva un giorno e ti dicono “oh quanto ci dispiace, noi abbiamo fatto di tutto ma l’unica ora è dividere l’Iraq”. No cari miei, non si può fare. L’Iraq è la culla delle civiltà antiche, è la storia antica e recente del mondo arabo, è le mille e una notte. Ve lo devo proprio dire, yankee go home…all’Iraq ci penseranno gli iracheni.