sabato 15 dicembre 2007

L’arabo medio e l’America


L’altra sera stavo guardando una serie televisiva siriana, tra le più seguite nel mondo arabo. Si intitola “maraya”, cioè specchi. Sono tanti piccoli sketch comici rappresentativi della vita quotidiana nel mondo arabo. Il nome non è casuale, seppure in modo esagerato, la serie rispecchia pregi e difetti della società araba contemporanea, con le sue mille contraddizioni e il suo vivere tra materialismo e spiritualità.
Mi ha molto divertito uno sketch a dir poco rappresentativo della nostra realtà. Cerco di riassumerlo in breve.

Un uomo si è svegliato da poco, canta con passione, tutte canzoni per la patria e la nazione araba, da “el ard btetkallem arabi” (la terra parla arabo) a “el helm el arabi” (il sogno arabo) passando per Fairuz e le sue canzoni per Gerusalemme. Inizia a girare per casa cercando qualcosa. La moglie, chiaramente incinta, è seduta in soggiorno a sorseggiare il suo caffè mattutino. Chiede alla moglie se avesse visto le sue lamette, lei dice di averle viste in bagno. Lui risponde dicendo che quelle in bagno le ha buttate e sta cercando quelle della marca nuova. Lei gli chiede come mai avesse buttato quelle che aveva in bagno. Lui risponde dicendo che erano americane e in un momento come questo l’America va boicottata totalmente per le sue azioni contro gli arabi in Iraq e il suo sostegno a Israele contro i palestinesi. A questo punto le chiede cosa sta bevendo. Lei risponde caffè. Turco? Chiede lui. No americano, dice lei. Prende la tazza e svuota il caffè in un vaso di fiori, da oggi in poi niente di americano deve entrare in casa, intesi? Ma io amo il caffè americano, ribatte lei. Inizia ad abituarti a quello turco! L'uomo a questo punto trova le lamette nuove e va a farsi la barba, quando torna per bere il suo caffè è pieno di ferite. La moglie gli chiede cosa avesse combinato, lui risponde scocciato "questi belgi fanno le lamette un po' dure, ma qualche goccia di sangue per la Palestina è il minimo che si possa sopportare!".

L’uomo va a lavorare, un suo impiegato entra da lui per presentargli dei documenti, indossa una tshirt con i colori americani. L’uomo è indignato “come puoi indossare una cosa del genere?” . L’impiegato afferma di non averci fatto caso e che per lui era solo una tshirt. Gli viene ordinato di togliersela all’istante, l’impiegato esegue. Il nostro uomo a questo punto prende la tshirt del malcapitato, scende in cortile davanti alla palazzina, chiama gli impiegati, iniziano tutti a urlare slogan contro l’America e la tshirt dell’impiegato viene data alle fiamme.
L’uomo torna a casa pieno di orgoglio per la minimanifestazione organizzata a lavoro, racconta tutto alla moglie, lei sorride per compiacerlo. La figlia esce dalla sua stanza, sta per uscire. Dove vai? Chiede l’uomo. Al corso d’inglese come sempre! Il corso di inglese? Ma allora stai sempre frequentando l’istituto americano? Certo, risponde lei. L’uomo è sconcertato, non si può più fare. La figlia deve trovare un istituto locale dove studiare l’inglese. Lei risponde dicendo che quello americano è in assoluto il migliore. Lui le consiglia di studiare con i metodi “fai da te” con Cd e libri vari. Lei risponde dicendo che anche i Cd e i libri di quel tipo sono prodotti in America! L’uomo è in preda al panico, come si fa ad imparare la lingua del nemico boicottandolo! Ci penserà.

Il giorno seguente, tardo pomeriggio, l’uomo torna a casa, è felicissimo e ha un sorriso raggiante . La moglie è stupita. Si deve festeggiare, afferma lui. Lei sorride ma chiede chiarimenti. “Hai ottenuto il visto per l’America cara!”. La donna è sorpresa “Il visto per l’America? Ma io non l’ho mai chiesto”. L’uomo annuisce “Si lo so, sono stato io sei mesi fa a chiederlo per te, quando sei rimasta incinta”. La donna non capisce “Ma io non ho mai detto di voler andare in America, non mi è mai passato per la testa”. L’uomo sorride “Ma chi se ne frega di quello che vuoi, ci pensi che tuo figlio nascerà in America”. Lei replica “E allora? Per me può nascere benissimo qui”. Lui la fulmina “Come? Ma ti rendi conto di quello che dici? Tutti vorrebbero avere un figlio americano, ti rendi conto che sarà cittadino americano? E’ un sogno! Anzi ora che ci penso non lo chiameremo più Waleed, bensì William!”.

Dieci minuti di sketch, la sintesi perfetta del nostro rapporto con gli USA....tutti (o quasi) li odiano, ma alla fine tutti (o quasi) sognano di andarci!

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