Negli ultimi tempi l’opinione pubblica in diversi paesi del golfo è rimasta scioccata da efferati crimini commessi da membri della numerosissima comunità bengalese presente. Si sono sollevate voci “xenofobe” simili a quelle che in Italia sentiamo contro i rom. Che vanno cacciati, che va regolato il loro flusso, che sono tutti delinquenti, ecc. Ora il Bahrain, noto in Europa solo per il GP di Formula 1, ha deciso addirittura di bloccare i visti in ingresso dal Bangladesh. Niente più lavoratori bengalesi, il tutto dopo che un meccanico bengalese ha segato un suo cliente in due per una discussione sulla tariffa. Negli ultimi due anni altri crimini commessi da bengalesi avevano suscitato la collera in Bahrein, tra cui quello di un cuoco che uccise la figlia del suo datore perché aveva criticato il suo modo di cucinare a quanto pare. Ricordo che gli immigrati in Bahrein sono circa la metà della popolazione e che solo i bengalesi sono circa 110 mila, su un milione di abitanti, l’11% quindi, percentuale altissima rispetto a quelle degli immigrati in Europa. (i romeni in Italia sono 600 mila, che su 58 milioni di abitanti sono poco più dell’1% della popolazione).
E’ curioso vedere che i partiti e movimenti islamici sono quelli più divisi e netti nel loro giudizio su tale provvedimento in Bahrein. Da una parte i salafiti, che avevano chiesto da tempo al governo limitazioni all’ingresso dei bengalesi nel regno. Dall’altra parte intellettuali “islamici” che ricordano a tutti che Allah giudica l’individuo, non il popolo o la comunità, quindi considerano questo modo di ragionare quasi “blasfemo”. Un po’ come la differenza in Italia tra i leghisti “cristiani” e la Caritas “cristiana”. Tanto per dimostrare che ognuno percepisce quello che gli pare della religione a seconda del “background” politico e culturale che lo caratterizza.
E’ curioso vedere che i partiti e movimenti islamici sono quelli più divisi e netti nel loro giudizio su tale provvedimento in Bahrein. Da una parte i salafiti, che avevano chiesto da tempo al governo limitazioni all’ingresso dei bengalesi nel regno. Dall’altra parte intellettuali “islamici” che ricordano a tutti che Allah giudica l’individuo, non il popolo o la comunità, quindi considerano questo modo di ragionare quasi “blasfemo”. Un po’ come la differenza in Italia tra i leghisti “cristiani” e la Caritas “cristiana”. Tanto per dimostrare che ognuno percepisce quello che gli pare della religione a seconda del “background” politico e culturale che lo caratterizza.